Dal greco ψυχη Psychè (mente, anima) e δράμα Drama (azione): la mente in azione.
Si tratta dunque di un metodo di approccio psicologico che consente ai contenuti mentali di farsi concreti, espliciti ed osservabili (quindi anche modificabili) attraverso l’azione (scenica). Il termine “psicodramma” viene purtroppo spesso travisato. Gli viene infatti erronamente attribuita una connotazone negativa per indicare una situazione caratterizzata da una certa tragicità. Niente di più falso!!
Le attività di gruppo
si basano sulle metodologie attive derivate dallo Psicodramma classico di J.L. Moreno (Bucarest, 18 maggio 1889 – Beacon, 14 maggio 1974). Esse promuovono negli individui la spontaneità, la creatività e l’espressività emozionale attraverso la ri-sperimentazione di ruoli abituali e non, in un clima di gruppo protetto, non giudicante e non competitivo. Il particolare contesto permette di valorizzare le differenze e le specificità dei singoli ed è finalizzato alla conoscenza di sé e alla crescita personale:
- Attivazioni di warming up centrate sul movimento, l’uso dello spazio e della voce, la coordinazione e la cooperazione.
- Giochi di ruolo ed esercizi di improvvisazione su temi definiti.
- Messa in scena e condivisione delle storie di cui ognuno è portatore (ma anche di fantasie, ricordi, sogni e desideri) che, oltre ad avere un carattere ludico-liberatorio, favorisce la libera espressione e potenzia le capacità ideative e creative. Inoltre vengono facilitati il contatto e l’interazione tra i partecipanti.
Gli incontri si svolgono in lingua italiana e non sono necessarie precedenti esperienze nel campo teatrale e/o animatorio.
Segue una breve introduzione allo psicodramma di G. Boria:
Linee guida teoriche
1) la spontaneità/creatività (binomio chiamato, nel gergo psicodrammatico “fattore S/C”) elemento motore della dinamica mentale, forza propulsiva del progresso umano.
2) il tele, struttura primaria della comunicazione interpersonale, cemento che tiene unito il gruppo, principale strumento del processo terapeutico, dell’incontro tra le persone.
3) il ruolo, unità di esperienza “sintetica, interpersonale, privata, sociale e culturale”a un tempo, da cui discende la teoria dello sviluppo individuale come progressiva organizzazione dei ruoli in matrici di differente livello interrelazionale.
4) il gruppo, luogo dell’incontro interpersonale, agente dello sviluppo nelle persone della spontaneità, condizione essenziale per una dimensione creativa della vita, sede dell’identità di ognuno.
5) il mondo ausiliario, grazie al quale ogni individuo diventa agente terapeutico per gli altri, condizione che dà senso di sicurezza per una dimensione creativa della vita, sede dell’identità di ognuno.
6) il primato della soggettività, ovvero il valore primario del particolare e sempre unico mondo interiore di ogni individuo, in conseguenza del quale ogni contenuto mentale va riconosciuto, accettato e rispettato per quello che è, senza contrapposizioni.
7) lo spazio terapeutico, ovvero il “teatro di psicodramma” luogo ideale per dare corpo ai contenuti intrapsichici e metterli in azione in un mondo che li rende della stessa qualità di quelli appartenenti al mondo dell’esperienza sensibile.
I punti 1), 2), 3) costituiscono, nel modello moreniano, gli assunti fondanti la dinamica psicologica dell’individuo. Essi rispondono a questi interrogativi di base, a cui cerca di dare risposta ogni teoria esplicativa del funzionamento mentale umano:
“Che cosa dà tensione vitale alla persona?” (elemento energetico: fattore S/C).
“Perché la persona entra in relazione con gli altri?” (elemento sociogenico: tele).
“Come la persona passa da uno stato iniziale differenziato a livelli successivi di progressiva differenziazione e maturazione?” (elemento psicogenico: ruolo).
I N C O N T R O
Occhi negli occhi, volto nel volto.
E quando tu sarai vicino
io coglierò i tuoi occhi
e li metterò al posto dei miei,
e tu prenderai i miei occhi
e li metterai al posto dei tuoi;
cosí io guarderò te con i tuoi occhi
e tu guarderai me con i miei.
Jacob Lewis Moreno
da “Einladung zu einer Begegnung”, Vienna 1914