«La vita è ciò che ti accade mentre sei impegnato a fare altri progetti». Il senso della vita secondo John Lennon

John Lennon ci ricorda che la vita accade ora, nei momenti imprevisti. Scopri come imparare a restare presenti e dare valore all’attimo

«La vita è ciò che ti accade mentre sei impegnato a fare altri progetti». Il senso della vita secondo John Lennon

«La vita è ciò che ti accade mentre sei impegnato a fare altri progetti». Il senso della vita secondo John Lennon

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Vivere davvero, non solo pianificare

Quante volte inseguiamo piani perfetti, obiettivi da spuntare e tabelle da rispettare, convinti che la felicità arriverà solo quando tutto filerà esattamente come previsto? Eppure, come ricordava John Lennon, la vita non aspetta i nostri programmi: accade mentre siamo impegnati a progettarla. Ed è proprio lì, tra un imprevisto e un cambiamento di rotta, che spesso si nascondono le occasioni più autentiche per essere felici.

Il rischio è quello di vivere in una costante “modalità attesa”, concentrati su ciò che deve ancora venire e distratti da ciò che abbiamo già. Essere studenti, ad esempio, significa spesso proiettarsi in avanti: la maturità, l’università, il lavoro, i risultati. Ma nel frattempo la vita scorre — e se non impariamo a fermarci, potremmo perderci proprio i momenti che la rendono autentica.

Il valore dell’imprevisto

Lennon e Beatles
Fonte: getty-images

Lennon ci invita a guardare con occhi diversi gli imprevisti, quelli che spesso ci infastidiscono o ci spaventano. In realtà, sono proprio loro a dar forma alla nostra storia personale. Le cose che non avevamo previsto — un incontro, un’occasione inattesa, un errore, un cambiamento — diventano spesso i capitoli più significativi della nostra crescita.Imparare a vivere significa anche accettare che non tutto può essere pianificato. E che alcune delle esperienze più importanti arrivano fuori programma, quando ci permettiamo di lasciarci sorprendere.

Come imparare a restare nel presente

Per uno studente, abituato a pensare in termini di traguardi e scadenze, vivere il presente può sembrare difficile. Eppure è una delle competenze più preziose da sviluppare.

Ecco alcune strategie semplici per allenare questa consapevolezza:

  • rallenta: concediti momenti senza distrazioni, in cui non devi “fare” ma solo “essere”;
  • sii grato: riconosci ogni giorno qualcosa che ti ha fatto stare bene, anche se piccolo;
  • accetta l’imperfezione: non tutto deve riuscire alla perfezione per avere valore;
  • coltiva relazioni reali: gli affetti e le amicizie rendono presente ogni momento;
  • allenare la presenza mentale non significa rinunciare ai progetti, ma viverli con più equilibrio e autenticità.

I piani servono, ma non devono diventare gabbie

Avere obiettivi è importante: ci motiva, ci orienta, ci aiuta a crescere. Tuttavia, pianificare tutto nei minimi dettagli può diventare una trappola. La vita è fatta anche di spontaneità, di deviazioni che cambiano direzione ai nostri percorsi. Molti dei grandi successi — personali, artistici o professionali — nascono proprio da ciò che non era previsto. Saper accogliere il cambiamento, senza paura di riscrivere i propri piani, è un segno di maturità e flessibilità mentale.

Lasciarsi sorprendere è un atto di fiducia

In fondo, il messaggio di Lennon è un invito alla fiduciaFiducia nella vita, nei suoi tempi, e in noi stessi. Accettare che non tutto sia controllabile non è rassegnazione: è libertà. È la consapevolezza che il bello della vita sta nell’imprevisto, nell’incontro, nella sorpresa.Forse i momenti più veri — quelli che ricorderemo per sempre — non erano scritti nei nostri programmi. Sono accaduti mentre eravamo “impegnati a fare altri progetti”.

Perché questa citazione è ancora attuale

La frase di John Lennon continua a parlarci perché descrive perfettamente il nostro tempo, fatto di pianificazioni continue e corse contro il tempo. Viviamo immersi tra obiettivi, scadenze e aspettative, spesso dimenticando di fermarci a respirare ciò che stiamo già vivendo. Oggi più che mai, in una società che misura tutto in risultati e produttività, ricordarci che la vita accade adesso è un atto di equilibrio e consapevolezza. Lennon ci invita a ritrovare presenza, a non lasciare che i nostri progetti ci rubino il gusto del momento presente.

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In Svizzera: a fronte di un aumento del disagio psichico tra la popolazione, si assiste ad una marcata diminuzione di nuove figure mediche specialistiche che possano gradualmente sostituire “la vecchia guardia”.

La valutazione dei dati di una recente ricerca nel campo della formazione degli psichiatri paventa come causa principale la scarsa attrazione che esercita nelle nuove generazioni di medici specializzandi la prospettiva di inadeguati stipendi elargiti nelle istituzioni e le basse tariffe del settore privato. Per gli psicologi non è meglio…!

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SVIZZERA – Bimbi in burnout: alle elementari uno su due si è già sottoposto a terapia

ZURIGO – La pressione per eccellere e la spinta a dare sempre il massimo, fin dalla più tenera età, possono creare enormi problemi specialmente nei più giovani. Una dimostrazione è data dal fatto che, in Svizzera, sempre più bambini vivono la scuola sotto una cappa opprimente. E così ecco che, al termine della scuola elementare, più della metà ha già seguito una terapia.

Secondo un recente rapporto che analizza il fenomeno, a ciò si aggiunge il fatto che il 10% dei bambini soffre anche di ansia da scuola o da esame. La psichiatria infantile e adolescenziale parla di un aumento allarmante dei cosiddetti “bambini burnout” che soffrono di depressione da esaurimento in giovane età.

La pedagogista Margrit Stamm, professore emerito di Psicologia dell’educazione e Scienze dell’educazione presso l’Università di Friburgo vede la causa principale non solo nell’eccessiva ambizione dei genitori, ma soprattutto nella politica educativa che tende a promuovere una «cultura del successo» che mette i bambini sotto forte pressione affinché abbiano successo già in tenera età. 

Anche all’asilo molti bambini avvertono le aspettative degli adulti che non sempre possono soddisfare. «I bambini non devono mostrare sempre prestazioni elevate. È consentito commettere errori e sperimentare fallimenti», afferma Stamm.

Un punto centrale è la mancanza di autoefficacia di molti bambini, che non attribuiscono i loro successi a se stessi ma a fattori esterni come il tutoraggio o la fortuna. Ciò indebolisce la fiducia nelle proprie capacità e promuove l’insicurezza.

Ad essere particolarmente colpiti sono i cosiddetti “overachievers”, il cui potenziale viene regolarmente sfruttato in modo eccessivo. Si tratta di coloro i quali hanno capacità superiori alla media e per tale motivo sono «costretti» a dare prestazioni al di là delle loro possibilità.

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La rappresentazione scenica di matrice moreniana come veicolo di integrazione interculturale

Action methods as tools for intercultural integration

Daniele Reggianini
Presidente dell’ Associazione Italiana Psicodrammatisti Moreniani; attualmete membro del Comintato di Ricerca della The Federation of European Psychodrama Training Organisations (FEPTO), dani.reg@virgilio.it

Mascia Papi
È consulente aziendale e si occupa da oltre quindici anni di Risorse Umane. Direttore di Psicodramma Classico, svolge interventi di sviluppo e valutazione delle competenze relazionali anche grazie ai metodi attivi di matrice moreniana. Per AIPsiM Emilia-Romagna, associazione psicodrammatisti moreniani regionale, realizza cicli di sessioni aperte finalizzate alla diffusione del metodo sul territorio, masciapapi@gmail.com

Autore per la corrispondenza
Daniele Reggianini
Indirizzo e-mail: dani.reg@virgilio.it
Presidente dell’ Associazione Italiana Psicodrammatisti Moreniani; attualmete membro del Comintato di Ricerca della The Federation of European Psychodrama Training Organisations (FEPTO). Via Mondovì, 89, 41125 Modena

Sommario
L’identità si gioca tra due poli: l’individuo e la società. La declinazione dell’identità a livello individuale si manifesta come personalità. La declinazione dell’identità a livello sociale si realizza come cultura. L’essere dell’uomo sul palcoscenico della storia si esprime e si articola in una moltitudine di distinte personalità e di differenti culture. La nascita delle culture e la loro riproduzione, sin dalle origini, è sempre stata accompagnata e sostenuta da forme di rappresentazione e drammatizzazione. Jacob Levy Moreno, padre dello Pscicodramma Classico, a partire dal secondo decennio del secolo scorso, ha messo a punto diverse metodologie di studio e intervento a favore di processi, trasformativi e di integrazione, riguardanti le due distinte dimensioni, soggettiva e collettiva, dell’identità. Il presente studio riguarda i principi, la teoria e i metodi attraverso i quali Moreno ha perseguito il suo obiettivo, agendo sulle forze gruppali a beneficio tanto dell’identità dei singoli quanto di quella collettiva. Gli strumenti utilizzati sono ¬quelli della «messa in scena» mutuati dalle esperienze teatrali; del controllo e indirizzo delle dinamiche di gruppo appresi sul campo, in esperienze estemporanee di azione sociale; e, infine, quelli afferenti alla Sociometria.

Parole chiave:
Identità, rappresentazione scenica, integrazione

Keywords
Identity, acting, integration

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U. Galimberti: Recitare?…

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Sé reale, sé ideale, sé riflesso. Lo sviluppo dell’identità e dei ruoli sociali

Il concetto di Sé Reale e Sé Ideale è stato introdotto dallo psicologo statunitense Carl Rogers (Rogers, 1951).

Per Sé Reale intendiamo tutto ciò che sentiamo di rappresentare, di aver raggiunto grazie alle nostre forze e di poter raggiungere concretamente, mentre per Sé Ideale intendiamo tutto ciò a cui tendiamo, ciò che vorremmo realizzare ma che non siamo sicuri di riuscire a fare.

Secondo Carl Rogers, l’immagine di sé e il sé ideale possono essere congruenti o incongruenti. Quando c’è congruenza vuol dire che tra l’immagine di sé e il sé ideale c’è una discreta quantità di sovrapposizione e ciò porta alla sensazione di autorealizzazione, cioè a sentirsi appagati da ciò che si fa.

Ma cosa succede quando, invece, c’è troppa discrasia (incongruenza) tra Sé Reale e Sé ideale?

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FOMO: la paura di essere tagliati fuori

FOMO è l’acronimo di «fear of missing out», cioè la paura di essere tagliati fuori. Questo problema non è nuovo, ma si è inasprito con gli strumenti di comunicazione mobili.

I social media sono piattaforme diffuse per tenere aggiornati in tempo reale amici e conoscenti. Il tutto condito con una serie di foto degli eventi più belli. Secondo gli esperti dei media, queste immagini portano spesso a fare un confronto, con conseguenze negative: chi in ogni caso è in lotta con se stesso ed è convinto che gli altri se la passino meglio di lui rimane scontento e a volte pieno d’invidia.

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